Metaverso è un termine coniato già nel 1992 da Neal Stephenson ed apparso in Snow Crash, libro di fantascienza cyberpunk, descritto come una sorta di realtà virtuale condivisa tramite internet, dove si è rappresentati in tre dimensioni attraverso il proprio avatar.
Per quanto sia ancora un progetto in corso, è proprio negli ultimi tempi che cominciano a delinearsi le prime caratteristiche:
- Si tratta di spazi tridimensionali dove gli utenti si muovono liberamente utilizzando degli avatar; qui si può giocare, creare, lavorare e anche concludere accordi commerciali.
- Il metaverso non è di proprietà delle aziende, ma si tratta di una struttura tecnica condivisa.
- Gli spazi virtuali possono essere creati dagli utenti stessi che li mettono a disposizione di altri utenti.
- Per rendere possibile il collegamento tra lo spazio reale e quello digitale si usano la relatà aumentata e tecnologie di realtà ibride.
- Si possono utilizzare valute virtuali e reali.
- Alla base degli spazi virtuali ci sono degli standard tecnici compatibili, protocolli, l’interoperabilità, la proprietà digitale, la tecnologia blockchain e legislazioni che ne regolano l’uso.
Il Metaverso non è nuovo, ma è salito alla ribalta con l’annuncio di Facebook, che ha deciso di denominare “Meta” la holding del Gruppo (che controlla le piattaforme Facebook, Whatsapp, Instagram e gli Oculos) e di avviare un progetto con questo nome, progetto di cui si sa ancora poco. Pochi giorni dopo, Microsoft ha annunciato che dal 2022 integrerà il Metaverso nella piattaforma Teams con una funzionalità chiamata Mash: gli utenti potranno creare un avatar con cui partecipare alle riunioni di lavoro. A questi annunci delle big tech ne sono seguiti diversi altri.
Come estensione dell’attuale strategia mediatica, il metaverso appare come un altro canale da integrare nel piano media dei team di marketing. Pertanto, fare affidamento sul metaverso significherà in gran parte adattarsi alle tendenze di consumo della popolazione. Un’iniziativa che pone nuovi limiti al retail e annuncia il gamevertising, mondi virtuali chiamati a diventare veri e propri campi di battaglia pubblicitari.
Alcuni esperti del settore pubblicitario affermano che per avere successo in questa nuova situazione, il metaverso deve essere considerato come un regno virtuale in cui l’individuo entra per fuggire dal mondo reale. Ciò significa che i brand non dovrebbero creare nulla che assomigli alla pubblicità come siamo abituati a pensarla finora.
Sarà poi necessario comprendere un universo necessariamente complesso, composto non da uno, ma da decine di metaversi.